E’ domenica a Villapiana Lido; il chiarore del mattino illumina le facciate delle tante palazzine con una luce tenue, spenta. Si respira ancora un’atmosfera satura di angoscia, di rabbia, dolore e incredulità.
Nemmeno il candore della neve, caduta a spolverare di bianco fino al mare, riesce a distrarre da quella verità orripilante, quel dolore che comprime forte i cuori dal giorno precedente. Villapiana piange.
Regna un silenzio composto; non più un commento, non una supposizione, un concetto. Sulla drammatica vicenda non c’è più nulla da dire. Si è detto a sufficienza. Ora basta uno sguardo, un cenno, una smorfia per dire del vuoto che si ha dentro.
E poi la rabbia, l’indignazione; Si fa spazio, tra le tante opinioni raccontate, quella di avvisaglie avvertite e sottovalutate; segnali che avrebbero indubbiamente cambiato le sorti dell’accaduto.
Gianluca è malato. Come potrebbe essere altrimenti un uomo, poco più che ragazzo, capace di distruggere quanto di più bello, più pulito, più grande ha mai concepito? Gli sarebbe bastato guardare quel mondo di pace, negli occhi della piccola Jenny, per rimediare ad una giornata andata storta.
E non c’è cattiveria in Gianluca, o storie di bottiglie, perdita del posto di lavoro o ancora l’assunzione di chissà quali misteriose sostanze, dicono in tanti. Soltanto una malattia, subdola e nascosta.
Malattia che si sottrae alla vista di chi guarda con gli occhi dell’amore, della famiglia, dell’amicizia. Quanti drammatici errori si compiono all’ombra dell’affetto?
Gianluca, vittima carnefice della malattia. Chiude gli occhi della ragione, arma la mano di lama tagliente e segna il destino delle persone a lui più care.
“Se solo avessi dato più credito ai miei sospetti - racconta una vicina di casa -, adesso sentirei ancora la voce della piccola Jenny venire lì dal cortile. Quel suono che riempiva l’aria di allegria e serenità”.
Ma adesso Jenny non c’è più; è diventata una stella, proprio come la particina che doveva ricoprire per la recita di Natale: una stella. La piccola Jenny; aveva fatto innamorare di sé tutti quanti: i nonni, gli zii, le maestre d’asilo, gli amichetti, e tutti coloro che hanno avuto la fortuna di incontrarla e di incrociare quei suoi occhini grandi, scuri e sorridenti.
Adesso solo il silenzio, il vuoto. Uno spazio incolmabile per i parenti, straziati da un dolore così grande che non esistono parole capaci di portare conforto.
La piccola Jenny frequentava la scuola materna di Villapiana Lido, e quei cento metri di strada che la separava da casa, il più delle volte le percorreva tenendo per mano proprio il papà, Gianluca.
La maestra Santina Cataldi, l’educatrice di Jennifer, ci parla di lei come un miracolo della vita, un fiore, una stella. Quel suo parlare, per metà in italiano e per metà nel dialetto sanlorenzano, la lingua della nonna materna. Per non dire delle gestualità con cui accompagnava i suoi lunghi discorsi, così graziose ed allo stesso tempo disarmanti. Si emoziona la maestra Cataldi rivedendo il viso della sua piccola stella su di una fotografia.
Si, piange Villapiana; versa lacrime amare che hanno il sapore della sconfitta.
Paride De Paola
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