
Ti rechi al lavoro come negli altri giorni e noti che qualcosa non va nello sguardo dei collaboratori OTA (Operatore Tecnico addetto all’Assistenza, ndr). Chiedi cosa succede e ti rispondono che "Alberto" è in ferie e non riprenderà più il lavoro perchè è stato licenziato: al suo posto arriverà un'altra persona. Gli OTA con cui parlo, cercando i miei occhi con lo sguardo, mi dicono che anche loro sono in attesa della lettera di licenziamento che scatterà in rapporto alle date di termine dei contratti. Chiedo ancora da quanti anni Alberto lavora con noi e mi rispondono che, pur in regime di precarietà, sono circa tre anni; quelli a cui chiedo mi dicono che stanno lavorando da oltre un anno e mezzo. Io li guardo e mi rendo conto che non so rispondere alla loro richiesta di aiuto, e, pur con la garanzia del posto fisso, avverto dentro di me l'insicurezza che può dare la perdita del lavoro e quella che mi dà l'instaurarsi dell'incomunicabilità sulla condivisione e l'incrocio dei loro destini con il mio. Dopo che giorno dopo giorno avevi affrontato le problematiche del quotidiano sul lavoro e avevi scambiato sorrisi e malumori ora devi prendere atto della lontananza, che non è il frutto di una libera scelta. Il giorno dopo vedi i nuovi, ne cogli l'ansia di affrontare il loro nuovo lavoro e la necessità che li spinge. Questa storia per chiedere perchè? Il Lavoro di queste persone che non sono più ragazzi, è un lavoro a rotazione? Una specie di sussidio sociale che oggi tocca a me e domani tocca ad un altro? O è un lavoro con la speranza che nasce dalla ripetitività degli incarichi, dalla loro continuità, in attesa della definitiva stabilizzazione? Non credo possa esserci una risposta nell'affermare che oggi tocca ad Alberto e domani ad un altro, ma la risposta è data dalla concreta speranza della conferma, della possibilità di realizzazionee di quiete che si intravede dietro un lavoro che sia lavoro. Chi ha la responsabilità istituzionale, chi conosce le leggi, dovrebbe avere la responsabilià di chiarire, di rispondere su cosa è lavoro e cosa è sussidio alla disoccupazione, se coltivare aspettative nei rapporti di lavoro che si vanno ad instaurare.
Questo scritto, per cercare di spezzare il silenzio, per chiarire dei perchè, per cercare di affermare una vicinanza, anche se non sufficiente a dare una risposta.
dr. Riccardo Vico
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